Californication è una messa a nudo da vedere assolutamente. Il sesso, la corruzione e la famiglia sono, a mio avviso una parte marginale e superficiale di questo show, probabilmente quello della storia della tv americana dove si pronunciano più spesso le parole vagina e pene, ma il sesso e il sentimento sono solo colore.
Se togliamo
i personaggi principali di Moody (David Duchovny, l'agente Moder di X-Files)
e del suo agente Charlie Runkle (Evan Handler), le due maschere di tragedia e commedia
che spingono avanti la narrazione, cosa rimane? Rimaniamo noi.
Intorno ai due si muovono personaggi
dalla libertà incompiuta, terribilmente umani, scombinati e
danneggiati la cui banalità è limite e assoluzione al contempo, una
per tutte la musa Karen (Natascha McElhone) che non si capisce
se sia scritta in modo pessimo o perfetto.
Californication è come un'autoscontro
che ha nel sesso la sua elettricità in cui solo Moody e Runkle hanno
la chiavetta infinita e tutti gli altri pagano il gettone, ma proprio
come i gestori del luna park anche i due satiri sono imprigionati nel
gioco e costretti a restare creature di fantasia dietro lo specchio,
lo specchio di questo presente occidentale che la serie racconta così
bene.
Con qualche alto e basso tutte le
stagioni sono ben scritte e dramma e surrealtà si mescolano con un
ritmo decisamente soddisfacente.
E' ideata e scritta dal 2007 da TomKapinos e trasmessa da Showtime.