sabato, dicembre 03, 2022

Maria e il Buio

“Il fumetto ‘Maria e il Buio’ […] è già destinato a rappresentare una luce alla fine del tunnel dell’epidemia che sta attanagliando anche la nostra città.” Riccardo Bruni ‘La Nazione’


“Qui dentro c’è tutto, un lavoro finalmente fuori da ogni retorica […] c’è la volontà di far respirare il mondo, …” Massimo Biliorsi ‘La Nazione’


“Maria e il buio”, l’ultimo graphic novel di Daniele Marotta, fondatore e direttore della Scuola di Fumetto e Scrittura di Siena, si presta a diverse possibili letture, sebbene la trama risulti lineare ed estremamente semplice, al punto da essere perfettamente racchiusa dentro l’incipit: “Un giorno il buio decise che voleva mangiarsi una bambina, ne trovò una di nome Maria”. Un proposito, questo del buio, che è all’origine della fuga di Maria attraverso i territori delle diciassette contrade cittadine. Tuttavia, i significati che la vicenda pare suggerire – alla luce e dei testi e delle immagini – appaiono molteplici, senza che l’uno escluda completamente l’altro: la pregevole prefazione di Duccio Balestracci e la pregevole postfazione di Katiuscia Vaselli sono lì a confermarlo. Da parte mia, avanzo quattro interpretazioni di “Maria e il buio”, che, concentrandomi sul secondo elemento della coppia richiamata dal titolo, potrei sintetizzare in questo modo: 1) il buio come metafora delle paure dei bambini 2) il buio come metafora delle angosce degli uomini 3) il buio come metafora delle preoccupazioni dei Senesi 4) il buio come metafora del processo creativo. 1) Il buio per il bambino è fonte di spavento, dal momento che determina la sparizione del suo piccolo mondo, fatto di presenze familiari, di cose visibili e rassicuranti, di luce, e lo sostituisce con una realtà che lo disorienta e lo turba, perché del tutto sconosciuta. Ma il “totalmente sconosciuto”, il “potenzialmente pericoloso e ostile” esiste solamente nella mente del bambino, non ha, cioè, una consistenza oggettiva. In quest’ottica, “Maria e il buio” è un graphic novel che rinviene il suo tema di fondo nella crescita che passa per l’attraversamento, non l’elusione, dell’ombra. 2) Nei grandi, però, il buio, nel corso degli ultimi due anni, ha assunto le sembianze della paura legata al Covid, che ha generato e diffuso un profondo senso di angoscia. Angoscia, come è noto, è parola che, etimologicamente, suggerisce l’idea di chiusura, di angustia. E in effetti è come se in questi mesi il tempo e lo spazio avessero subito un restringimento. Da un lato, infatti, la percezione della pandemia come stato di emergenza ha finito col concentrare ogni risorsa e interesse sul presente (al fine di trovare una possibile soluzione o una possibile convivenza col virus), cancellando nell’individuo ogni progettualità: non viene di pensare al futuro (e la progettualità si alimenta sempre del futuro), quando la situazione che si sta vivendo appare drammaticamente eccezionale e, forse, irreversibile e irrimediabile.  Dall’altro, la difficoltà negli spostamenti, e da regione a regione e da nazione a nazione, ha rimpicciolito lo spazio di vita e d’azione delle persone. “Maria e il buio”, da questo punto di vista, è una convinta affermazione di fede nella natura transitoria, non permanente, del lungo momento che il mondo intero sta attraversando: il mondo di ciascuna persona tornerà a essere vasto e sconfinato. 3) A Siena le restrizioni che hanno interessato eventi, feste, festival, manifestazioni pubbliche, hanno causato la cancellazione di ben quattro carriere paliesche. Ora, non scordiamocelo, “Maria e il buio” è ambientato a Siena. Non solo, ma il nome della protagonista rimanda alla città del Palio. Siena, infatti, è la città della Vergine, è la città della Santissima Madre. Di conseguenza, che a salvare Maria dal buio siano le diciassette contrade – ciascuna riesce, a modo suo, a proteggere e difendere la bambina nel corso della fuga dal buio – significa che la contrada è sempre vicina ai suoi figli: dinanzi alla sofferenza, sia quella individuale sia quella della comunità intera, il senese non è mai solo, sin dalla nascita, fino alla morte: granitica certezza in una fase storica dove tutto appare fragile e incerto. 4) Il buio è per chi scrive e, nel caso di Daniele Marotta, per chi disegna, metafora di quella che Ernesto Sabato chiama “scrittura notturna”, che convive accanto a quella “diurna”. E se questa è fatta di consapevolezza, giudizio, pensiero, speranza, la prima, invece, dà voce alle esperienze sepolte e dimenticate nei sottoscala dell’anima, alla follia, ai deliri di eros, ai fiori del male e della notte. Alla luce di questa lettura, “Maria e il buio” appare allora come un immersione nell’inconscio, che per un artista è un serbatoio di contenuti e umori, ai fini della creazione, non meno importante della coscienza: i fantasmi che ci abitano, finché non prendono la forma di una pagina o di un disegno o di un dipinto, possono anche ucciderci. Quelli che seguono sono due passi tratti, rispettivamente, dalla prefazione di Duccio Balestracci e dalla postfazione di Katiuscia Vaselli.    

“Non avere paura del buio, Maria. Il buio non è altro che una sospensione momentanea della luce, una pausa per far riposare gli occhi e l’anima. Il buio è quiete, è attesa. Ma il buio, sì certo, ti capisco, è anche cancellazione delle cose, della realtà: è vuoto della vista e della percezione. E allora, sì, può succedere che il buio inquieti, perché azzera ciò che si conosce, cancella ciò che nella normalità illuminata si abbraccia con lo sguardo. E allora sì, può succedere, piccola Maria, che l’anima e, per lei, il cervello (l’anima non si sa bene che cosa sia, di preciso: il cervello sì. È il computer che elabora e riscrive le percezioni e le trasforma in sensazioni) inventino cose per riempire il vuoto. Cose che possono essere inquietanti, e che possono perfino far paura”.

“È sorprendente come questo fumetto sia riuscito in pochi minuti a farmi attraversare le paure come se io fossi la protagonista della storia ed è sfogliandolo che si capisce quanto questa sia la formula giusta al momento giusto: siamo nudi di fronte a una pandemia che fa paura ma solo se siamo uniti possiamo davvero attraversarla e uscirne. Dopo due anni di parole, servizi giornalistici, documentari, tv, scienziati e virologi, no vax e complottisti, un fumetto è quello che serviva per spalancare davvero a noi stessi le porte di noi stessi”













mercoledì, marzo 16, 2022

Le interviste Impossibili

 


Filologi e studenti delle scuole impegnati a far rivivere autori e personaggi della storia della letteratura e dell'attualità in una serie di interviste di cui sono stato onorato di fare i fumetti.


Le interviste impossibili sono un progetto nato con DFCLAM il Dipartimento di Filologia e Critica Letteraria Antica e Moderna dell'Università degli Studi di Siena. I ricercatori hanno scritto dialoghi immaginari coi loro autori o personaggi letterari più amati e io mi sono divertito a illustrarli sperimentando per ognuno un registro narrativo e grafico diverso.



Il progetto poi è stato esteso ad alcune scuole superiori italiane tramite un bando e sono arrivate un sacco di interviste brillanti a personaggi letterari, storici o emblematici della contemporaneità, da Ulisse al piccolo Aylan Kurdi ucciso dal mare durante un viaggio della speranza. 
Il lavoro sulle storie vincitrici del concorso mi ha permesso di sperimentare con ancora maggiore libertà.







mercoledì, luglio 14, 2021

Superzelda New Edition

A dieci anni dalla prima edizione italiana comunichiamo con orgoglio che Minimum Fax mette Superzelda nella collana Minimum Classics, con una nuova edizione distribuita in tutte le librerie, e una nuova copertina che fa il giro e che mostra in questo modo tutta la vita di Zelda Fitzgerald in un'arco pittorico unico con la vecchia cover.

Que Viva Zelda!




giovedì, settembre 10, 2020

Guida Erotica di Siena

 Il libro più venduto a Siena durante il lockdown ha questo 'culo' in copertina fatto dal sottoscritto.

E' stato un progetto entusiasmante con cui Riccardo Cerpi delle edizioni il Leccio e Massimo Biliorsi ottimo autore di molte belle guide di misteri senesi si sono addentrati nel raccontare le storie erotiche della città. 

Siamo stati coinvolti con Scuole di Fumetto e Scrittura a partecipare con delle illustrazioni e abbiamo contribuito volentieri perché l'erotismo è un'ottima palestra per esprimere energie creative giocando tra i paletti della provocazione e il buon gusto. 





In questo caso, dopo vari tentativi il 'sedere' in questione diventa una quinta e la città di Siena lo spazio del desiderio spiato tra queste mura d'eccezione. 

giovedì, febbraio 07, 2019

Le Odioguide

L'attualità preme, e il fumetto può diventare un mezzo eccezionale di divulgazione e comprensione. Le Odioguide nascono dall'esigenza di rompere gli argomenti del populismo con i fatti, i numeri, le date. Gli argomenti si possono risolvere facilmente quando si lasca emergere il dato di realtà e invece spesso i media rincorrono i temi del momento amplificando la confusione.
Le odioguide si trovano su amazon  


venerdì, dicembre 14, 2018

Connecticut College

Questo è un anno pieno di emozioni, sono stato nominato Weissman Visiting Artist al Connecticut College negli stati uniti, un riconoscimento rivolto ad artisti di pregio che poi realizzeranno workshops, letture e lezioni durante una residenza artistica in Connecticut. Il nostro progetto prevede intanto, un corso via Skype e la realizzazione di una piccola autofiction a fumetti, sotto la supervisione del grande insegnante e artista Timothy McDowell.  Vi terremo aggiornati. :)




domenica, settembre 30, 2018

Mostra su Capalbio

Per me capalbio è un pezzo di cuore, gli anni dell'adolescenza in cui avviene l'imprinting sociale li ho vissuti molto anche qui. Qui ho dei legami e dei ricordi che sono muri portanti della mia vita. Quando Michelina Eremita e l'organizzazione del Premio Arti Visive Capalbio mi hanno invitato a partecipare come ospite alla manifestazione con ritratti di personaggi significativi del territorio per me è stato un ritorno a casa. Grazie. Trovate le illustrazioni in mostra a Capalbio per tutto settembre. Sono grandi 60x80 centimetri e dal vivo fanno la loro figura, se non potete farvi questo regalo ;), eccole qua.
Questa occasione mi ha permesso di ritrovare amici cari con cui abbiamo costruito una lista di personaggi significativi per la zona, ne avevo sedici ma ne ho fatti sei, che potevano suscitare in me i riverberi che cercavo.

Questa è ispirata a Nicola Caracciolo, che si è battuto per l'ambiente e, fin da subito contro la costruzione della centrale nucleare di Montalto Di Castro. Ha anche scritto molto per la tv  sulla memoria del fascismo e del sessantotto. Caracciolo qui è il paladino che sfida il Moloch del regime inquinante e della speculazione, armato solo di penna.


Questo è stato il lavoro più difficile, adoro l'opera di Niki de Saint Phalle, il giardino die tarocchi è un'esperienza incredibile. Come fare un omaggio a Niki? L'ho immaginata come una regina, la sua corte sopra il paese a guardare l'orizzonte. Le opere invadono lo spazio e creano varchi dimensionali per altri mondi. Alta nel cielo la sua luna e il paladino si perde come un colosso all'orizzonte.



L
'oasi di Burano è stata la prima Oasi del WWF in Italia, forse nel mondo. Fulco pratesi cavalca un panda gigante nel lago di burano come un personaggio di Hayao Myiazaki.



Ho molto sentito parlare del barone di Sanjust di Teulada, scomparso qualche anno fa. Amico di Edoardo Agnelli, si era ritirato a capalbio da anni a fare il coltivatore e l'artista. ADorava le galline e spesso lo vedevano scalzo e con una corda per cintura. Il barone è stato lo spunto per riflettere sul ritiro creativo e l'indolenza artistica.




Il brigante Tiburzi è la vera rockstar della maremma. Tiburzi agiva prevalentemente nel viterbese ma venne poi catturato e ucciso a Capalbio. La foto celebre che trovate nei ristoranti di mezza toscana è fatta a lui già morto legato alla colonna del cimitero di capalbio. Il brigante era famoso tra i contadini perché si diceva che, come un moderno Robin Hood, gli rendeva i soldi rubati ai fattori. L'ordine costituito non lo voleva seppellire in terra consacrata, mentre i contadini lo volevano con tutti i sacramenti. Si decise di seppellirlo mezzo dentro e mezzo fuori dal cimitero. Ancora di più diventa un emblema della dualità dell'uomo e di questa pazza Italia che ci portiamo sulle spalle.




La storia del Buttero 2.0 è vera, si chiama diluvio di soprannome, e porta avanti la tradizione dei cowboy maremmani. Mi perdonerà Diluvio se l'ho usato come spinto per raccontare i grandi contrasti dei questa terra, tra tradizione e frivolezza, silenzio e musica a palla. Qui facevo il dj a sedici anni. Tunz Tunz.