domenica, dicembre 27, 2009

Sherlock Holmes è morto, viva Sherlock Holmes!

Mica tanto elementare Watson...
« Se c'è una cosa che ho imparato negli ultimi sette anni è che in ogni partita, in ogni truffa, ci sono sempre un avversario e una vittima. Il trucco è di sapere quando sei la vittima per poter diventare tu l'avversario. » dal film "Revolver" Guy Ritchie 2005.


Questo film di Sherlock Holmes, diretto da Guy Ritchie è un vero tripudio.

Dall'interpretazione magistrale di Basil Rathborne in poi, quello che si era impresso nel nostro immaginario non era tanto il personaggio originale ideato da Sir Arthur Conan Doyle nel 1884 quanto un prodotto di cinema e tv, cristallizzato dai modi narrativi inamidati, retorici e severi degli anni trenta e quaranta.
Finalmente questa produzione del duemilanove fa emergere un Holmes nuovo e vibrante che sposa e amplifica quelle fragilità e stranezze del personaggio originale in bilico tra mistero eccentrico e iper razionalismo deduttivo a sua volta derivato dal Dupin di Edgar Allan Poe..

In quest'opera rock, in cui Ritchie tiene ampiamente fede al suo curriculum, gli elementi già presenti nei racconti vengono rispolverati, anzi, resuscitati a nuova forza.

Watson non è più il vecchio e goffo medico militare in pensione, ma, come voleva doyle, un giovane medico militare presto congedato dall'Afghanistan, umano e dinamico e Holmes, lungi dall'essere il gelido e severo borghese armato di cuffia e mantellina torna un soggetto stravagante, fragile, istrionico ed insofferente.

Se, da un lato, i rappori tra i personaggi sono lontani dai formalismi e dai cliché vittoriani, le scenografie sono da oscar e ci portano in modo stupefacente nella Londra ottocentesca resa con dosi azzeccatissime di computer grafica e set tradizionali.
Il ritmo è divertente e fa volare due ore e mezza di film, la sceneggiatura è misurata e semplice, perfetta per un film di successo planetario, sempre tesa e divertente senza perdere di tono con un'umorismo semplice che ricorda un po' il cinema de "la Stangata" o l'umorismo brit semplice e sospeso in stile Michael Caine .
Il marchio di Ritchie è evidente nel ritmo, nell'intreccio che dal mondo della malavita e delle truffe passa senza perdere botta al mondo della malavita e del mistery, nell'uso brillante dei rallenty e nella frizzantezza del tutto caratteristico dei film precedenti, uno tra tutti the Snatch del 2000.

In altre parole questo Holmes è dichiaratamente diverso, a mio parere non perde nulla delle sue caratteristiche originali, ma, anzi, recupera una vitalità che aveva perso da cento anni. Di fatto Holmes era un eccentrico e nei romanzi Doyle ci dice che era un provetto boxeur, beh, da qualche parte avrà pure tirato..

Sherlock Holmes Downey Junior è anche uno specchio della modernità per noi che siamo occidentali post-postmoderni uomini di plastica e silicio. In effetti quello che esonda dai margini del personaggio originale è che questa messa in scena parla della modernità in toto, dell'entusiasmo meccanico, dell'europa al suo apice, prima delle tragiedie delle grandi guerre. Holmes diventa vessillo romantico e crisma della modernità razionale nella sfera mentale, ginnica e nevrotica. Il suo palpito diventa il cavallo vapore che stava per sparare l'europa nel fasti del novecento, un passato recente che si sta già sprofondando nell'oblio.

Alla sua nascita, Sherlock Holmes era un campione del pensiero positivo il prometeo della scienza forense ma anche la 'ragion pura' del futuro, una mente scientifica e libera dalle nebbie e dai pregiudizi dell'epoca, alla ricerca della verità a discapito delle convenzioni, un segugio che creava stupore e scandalo mentre smuoveva le acque della palude vittoriana. Oggi, per noi, questo Holmes è la razionalità del passato, noi ebeti mediatici, che stiamo irrimediabilmente perdendo al bussola del reale, deve essere a ragione, un energumeno/pensante, per stupire noi che stiamo perdendo la capacità di menare sia le mani che la mente e che guardiamo a questo Holmes dall'orizzonte opposto ai vittoriani ma dalla stessa distanza, una lontananza tremula ed esaltata, tra epos e videogioco.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

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Daniele Marotta ha detto...

Thanks Anonymous.

Anonimo ha detto...
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